“Les grandes personnes ne comprennent jamais rien
toutes seules, et c’est fatigant, pour les enfants, de toujours et toujours
leur donner des explications.”
Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince
Pour Toi
Au début j’étais amoureuse
De la splendeur de tes yeux,
De ton sourire,
De ta joie de vivre.
Maintenant j’aime aussi tes larmes
Ta peur de vivre
Et le désarroi
Dans tes yeux.
Mais contre la peur
Je t’aiderai,
Car ma joie de vivre
Est encore la splendeur des tes yeux.
D
Rome,
le 11 août 2011
Cari
Ragazzi,
Voi siete gli
animatori delle nostre case, delle nostre aule, nel mondo intero…
Sì, ho pensato,
subito, a Voi, perché Voi siete sensibili e attenti al dolore e alle sofferenze
di quei Ragazzi che, in questo stesso momento, sono, in strada, gli occhi
impauriti, pieni di dolore, in cerca della loro famiglia, di un segno di vita e
di un senso di tutto ciò che accade loro.
Io mi rivolgo a
Voi perché Voi siete generosi, capaci di gesti coraggiosi.
La gatta ama i
suoi piccoli. Ma non li distingue più, una volta che sono divenuti adulti.
Invece, nel corso del suo cammino, l’uomo è, costantemente, obbligato a
scegliere.
Può decidere di
far mangiare, prima di lui, la persona che ama.
Mi piace ripetere
questa frase:
“L’uomo è l’immagine
di Dio.”
Alcuni ci
scherzano su, rispondendo:
“Beh, allora Dio
non è molto bello!”
Ma io paragono l’uomo
a Dio come il sigillo che viene impresso nella cera. Non conosco il timbro,
forse, non lo vedrò mai, ma se osservo, con attenzione, me stessa in
profondità, scopro l’infinito. L’uomo è immagine di Dio in negativo, perché
tutto ciò che grida in lui, tutto ciò che tende a superare la legge naturale,
che è soggetta a istinti brutali, rappresenta una scelta.
Non esiste la
generosità istintiva.
Se non esistesse
nel cosmo quella piccola nullità che è l’uomo, dotato della libertà che gli
permette o di raccogliere, da egoista, tutto ciò che trova, anche a scapito
degli Altri, o di sforzarsi di aiutare il prossimo a condurre una vita
migliore; se non vi fossero gli esseri umani, che non sono altro che polvere
infinitesimale del cosmo, l’universo nella sua totalità sarebbe assurdo.
E questo che cosa
significa?
Se la libertà non
fosse in grado di sprigionarsi in qualche momento cruciale – quel momento che
io chiamo attenzione – la vita sarebbe assurda…
Io Vi domando di trasmettere questo messaggio
alle Vostre famiglie, alle persone del Vostro quartiere, alla Vostra scuola,
affinché la catena di solidarietà cresca nel mondo intero e divenga un segno di
speranza e di amore concreto.
Io sono sicura che il Vostro cuore Vi
suggerirà le parole per fare delle Vostre case, delle Vostre scuole, luoghi di
solidarietà.
Restiamo uniti
con tutti i Ragazzi del mondo e tra noi: l’unione fa la forza!
Vi ringrazio di
cuore.
Crediate in tutto
il mio affetto.
Daniela Zini
“È
difficile immaginare un ostacolo più grande di quello rappresentato dal
commercio sessuale di bambini nel cammino verso la realizzazione dei diritti
umani. Eppure la tratta dei bambini è solo un elemento del problema ancora più
diffuso e profondamente radicato degli abusi sessuali. Milioni di bambini in
tutto il mondo sono sfruttati per il sesso a pagamento. Acquistati e venduti come un
qualsiasi bene, fatti oggetto di commercio all’interno e all’esterno dei
confini nazionali, gettati in situazioni quali i matrimoni forzati, la
prostituzione e la pornografia infantile. Molti di loro subiscono danni
profondi e, talvolta, permanenti. Il normale sviluppo fisico ed emotivo viene
compromesso, come pure l’autostima e la fiducia. Alla stragrande maggioranza
viene, anche, negato il diritto all’istruzione come pure il minimo momento di
divertimento e gioco.”
con queste parole il direttore generale dell’UNICEF
Carol Bellamy presentava il Rapporto sullo Sfruttamento Sessuale dei Bambini,
pochi giorni prima dell’apertura del secondo Congresso Mondiale contro lo
Sfruttamento Sessuale dei Bambini [http://www.unicef.org/events/yokohama/index.html],
svoltosi a Yokohama tra il 17 e il 20 dicembre 2001.
Ho constatato, nelle mie investigazioni, che la
pedofilia è un tema difficile da affrontare, ambiguo e soggetto a polemica.
Osare parlarne è darsi la possibilità di trattare e dominare, in profondità, il
problema dell’abuso sessuale per meglio combatterlo.
Possano i nostri bambini attraverso l’informazione,
la prevenzione, divenire più forti e meglio protetti all’esterno e all’interno dell’ambiente
familiare.
La vulnerabilità e l’innocenza dei bambini sono
abusate, deliberatamente o no, da aggressori sessuali per saziare desideri
devianti compulsivi o da pedosessuali incoscienti.
La mia speranza è di aiutare i bambini, facendomi
loro portavoce, per proteggerli come avrei voluto essere protetta, io stessa,
da abusi di altro genere, quando ero una bambina.
Parafrasando una frase dell’Esodo, in merito alla
schiavitù d’Egitto del popolo di Israele:
“Vidi la sofferenza
dei bambini e me ne sono presa cura.”
II. PEDOFILIA E COMPLESSO DI EDIPO
[...]
D’Edipo
ancor la genitrice io vidi,
La leggiadra Epicasta, che nefanda
Per cecità di mente opra commise,
L’uom disposando da lei nato. Edipo350
La man, con che avea prima il padre ucciso,
Porse alla madre: né celaro i Dei
Tal misfatto alle genti. Ei per crudele
Voler de’ Numi nell’amena Tebe
Addolorato su i Cadméi regnava.355
Ma la donna, cui vinse il proprio affanno,
L’infame nodo ad un’eccelsa trave
Legato, scese alla magion di Pluto
Dalle porte infrangibili, e tormenti
Lasciò indietro al figliuol, quanti ne danno360
Le ultrici Furie, che una madre invoca.
[…]
Omero,
Odissea, Libro XI
Ogni bambino sogna di essere nato da un re e da una fata.
In quasi tutte le religioni politeiste della
Antichità, l’unione sessuale fondamentale, originaria dell’universo e degli
uomini, si perpetua nel rituale dell’unione mistica tra la sacerdotessa della
Grande Dea Madre e il re o sacerdote, rappresentante del dio-figlio-amante.
L’incesto costituisce una prerogativa divina o regale
di procreazione. I figli-amanti della Dea-Madre si rigenerano in un Uroboro
senza fine.
L’incesto affascina in quanto unione di simili,
fusione allo stesso, quasi comparabile all’idea originaria dell’autofecondazione,
vale a dire di immortalità.
La storia di Edipo inizia con un rigetto determinato,
come è stato messo in luce da Marie Balmary, in L’homme aux statues. Freud et la faute cachée du père, da una
doppia trasgressione, in una tragica illustrazione di ciò che il sociologo Robert King Merton [pseudonimo di Meyer R. Scholnick 1910-2003]
chiama una predizione creatrice:
“Io
creo ciò che io mi attendo di vedere, io induco ciò che io vorrei, con tutte le
mie forze, evitare.”
Edipo è una vittima innocente, condannato a
realizzare, senza saperlo, il parricidio e il matrimonio incestuoso, decisi
dagli Dei. Che il padre Laio si sia comportato da pervertito, violentando un
adolescente, che abbia ordinato l’assassinio del proprio figlio, ecco ciò che
Freud occulta. Così anche quando si tratta di una lontana leggenda, il padre
della psicanalisi non può impedirsi di gravare il figlio per sgravare il padre.
Il
Re degli Elfi
Chi
cavalca così tardi per la notte e il vento?
È
il padre con il suo figlioletto;
se
l’è stretto forte in braccio,
lo
regge sicuro, lo tiene al caldo.
“Figlio,
perché hai paura e il volto ti celi?”
“Non
vedi, padre, il Re degli Elfi?
Il
Re degli Elfi con la corona e lo strascico?”
“Figlio,
è una lingua di nebbia, nient’altro.”
“Caro
bambino, su, vieni con me!
Vedrai
i bei giochi che farò con te;
tanti
fiori ha la riva, di vari colori,
mia
madre ha tante vesti d’oro.”
“Padre
mio, padre mio, la promessa non senti,
che
mi sussurra il Re degli Elfi?”
“Stai
buono, stai buono, è il vento, bambino mio,
tra
le foglie secche, con il suo fruscio.”
“Bel
fanciullo, vuoi venire con me?
Le
mie figlie avranno cura di te.
Le
mie figlie di notte guidano la danza
ti
cullano, ballano, ti cantano la ninna-nanna.”
“Padre
mio, padre mio, in quel luogo tetro non vedi
laggiù
le figlie del Re degli Elfi?”
“Figlio
mio, figlio mio, ogni cosa distinguo;
i
vecchi salci hanno un chiarore grigio.”
“Ti
amo, mi attrae la tua bella persona,
e
se tu non vuoi, ricorro alla forza.”
“Padre
mio, padre mio, mi afferra in questo istante!
Il
Re degli Elfi mi ha fatto del male!”
Preso
da orrore, il padre veloce cavalca,
il
bimbo che geme, stringe fra le sue braccia,
raggiunge
il palazzo con stento e con sforzo,
nelle
sue braccia il bambino era morto.
Johann Wolfgang von Goethe [1749-1832]
Noi cerchiamo di far sopravvivere l’amore romantico
dei preludi come se la sola funzione del fiore fosse di risplendere quando è
nel pieno rigoglio della bellezza.
Noi rifiutiamo gli altri cicli.
Ma quando il bambino nasce qualcosa cambia e si
profilano gli interrogativi:
Come si deve amarlo?
Quali sono le manifestazioni di amore auspicabili e
quali sono quelle da cui i genitori e i bambini debbono astenersi e perché?
La nostra società vieta, formalmente, ogni scambio
sessuale tra genitori e figli.
L’amore è bene, ma il sesso no!
Perché?
Al tempo di mio Nonno si proibiva l’incesto, perché
una gravidanza non desiderata, accompagnata da un neonato tarato, era da paventare.
La Chiesa gestiva questa morale con sermoni e la
paura dell’inferno.
Ciò bastava.
Ma, negli anni 1960, compaiono la contraccezione
efficace e l’ideologia Peace and Love.
Le ragioni di mio Nonno sono confutate e la morale
della Chiesa screditata.
La pedofilia è, allora, considerata da alcuni
attivisti, legati ai movimenti della rivoluzione sessuale, una minoranza
sessuale da liberare, la sua denuncia reazionaria.
Nascono movimenti e reti di militantismo filopedofilo,
quali NAMBLA, North
American Man/Boy Love Association, negli Stati Uniti, e
MARTIJN [http://www.youtube.com/watch?v=jF2XNBM4N8s],
nei Paesi Bassi, affiliati all’ILGA, International Lesbian and Gay Association, prima della loro
esclusione, negli anni 1990.
Per comprendere il divieto, si deve riesumare Sigmund
Freud [1856-1939].
Freud aveva, infatti, abbastanza bene, spiegato la
dinamica dello sviluppo psicosessuale nel bambino. In grandi linee, Freud
pretendeva che i bambini, appena estratti dal grembo materno, non solo avessero,
già, una sessualità, che qualificava “perversa e polimorfa”, ma desiderassero anche uccidere il genitore del
sesso opposto, per prenderne il posto nel letto coniugale.
Freud sapeva molto bene ciò che lo attendeva.
Fu accusato di corrompere l’innocenza dell’infanzia.
Oggi, sarebbe stato accusato di incoraggiare la
pedofilia?
Cosa quasi fatta, perché alcuni pedofili si basano
su Freud per pretendere di “aiutare
i bambini a realizzare i loro desideri. Sono i bambini i veri perversi, perché
Freud lo ha detto!”.
A Parigi, dove seguiva le lezioni di Jean-Martin Charcot [1825-1893], Freud
aveva, anche, molto frequentato la Morgue e aveva “visto cose che la Scienza preferisce ignorare” [autopsie di bambini massacrati dai propri
genitori].
Nella sua pratica di medico, aveva, altresì,
osservato che tutte le sue pazienti isteriche rievocavano violenze sessuali subite,
molto spesso dal padre o da un altro parente, e, talvolta, anche da una persona
estranea alla famiglia.
Aveva scritto allora:
“Quanto
ai dubbi sull’autenticità [di queste scene] si può fin da ora invalidarli con
più di un argomento. Innanzitutto, il comportamento delle malate, quando
rivivono queste esperienze infantili, è, sotto ogni riguardo, inconciliabile con
l’idea che le scene siano altra cosa che una realtà sentita dolorosamente e
ricordata con il più grande dispiacere.”
Nelle lettere private a Wilhelm Fliess [1858-1928], i padri sono, a più riprese, citati
quali seduttori, ma nelle pubblicazioni di quegli anni, Freud si astiene,
accuratamente, dal metterli in causa. Nei suoi Studi sull’isteria [1895], a esempio, lo stupro di Katharina è
attribuito allo zio. Si dovrà attendere l’edizione del 1924 per apprendere, in
una nota a piè di pagina, che il seduttore, in realtà, non fosse lo zio, ma il
padre.
I termini utilizzati da Freud: stupro, abuso,
attacco, attentato, aggressione, trauma, seduzione sono tutti senza ambiguità, a
eccezione dell’ultimo. Quando Freud scrive a Fliess, tra il 1895 e il 1897,
utilizza il termine di Verführung.
Questo termine “seduzione” introduce, chiaramente, il doppio gioco
del seduttore; in italiano, la sua origine latina indica che qualcuno è
condotto altrove, è allontanato, sviato, ingannato. Dall’idea di corrompere, si
è arrivati alla accezione moderna di indurre [una donna] a concedersi.
Roberto Calasso, raccontando la storia di Arianna,
la chiama “seduzione avvolgente” e aggiunge:
“Ma
“sedurre” vuol dire “distruggere”», secondo la lingua greca:
phtheìrein.”
Roberto
Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia
L’adulto seduttore sostiene, sempre, a sua difesa,
che il bambino era seducente e che non si sa più chi seduce chi…
Le adolescenti che consultavano Freud erano state,
realmente, “sedotte”, vale a dire, come si direbbe, ai nostri giorni, vittime
di aggressioni sessuali.
Lo sappiamo, oggi.
Le violenze imposte non erano state brutali, ma che
avessero provocato voluttà o orrore e disgusto, il trauma era prodotto dall’intensità
estrema dell’emozione sentita in un corpo e in una organizzazione psichica
profondamente immaturi.
Quando l’abuso è stato precoce [prima dei quattro
anni], l’orrore e il disgusto preparano l’isteria che si scatenerà nella
pubertà, in seguito a un evento che darà senso a posteriori alla violenza
antica. Quando la prima violenza è intervenuta dopo i quattro anni, l’evento
ulteriore produrrà, piuttosto, la nevrosi ossessiva [prima degli otto anni] o
la paranoia. Vi è, dunque, una prima violenza che l’immaturità del bambino gli
impedisce di elaborare e che dà luogo alla rimozione, poi, nella pubertà, un
secondo evento che fa esplodere il ricordo della prima violenza e lo arma di una
capacità di distruzione psichica rilevante.
E, tuttavia, Freud intese abbandonare la sua neurotica a profitto di una spiegazione
attraverso e dentro il fantasma: le sue pazienti avrebbero, solo, desiderato
segretamente, più o meno inconsciamente, ma, nella realtà, nulla sarebbe
accaduto.
François-Xavier Fabre [1766-1837] - Edipo
e la Sfinge [1808]
Quale terribile realtà ha impedito a Freud di
conservare l’ipotesi traumatica e gli ha permesso, al contrario, di inventare
la psicanalisi?
Dobbiamo, forse, cercarla in Jakob, il padre…
È, forse, la morte di suo padre, avvenuta il 23
ottobre 1896, una morte molto duramente sentita, che porta Freud a rinunciare a
una scoperta troppo scandalosa, perché lo condurrebbe a sospettare perfino di
suo padre.
La notte, che precede la sua sepoltura, Freud sogna
di trovarsi nel negozio del barbiere presso il quale si serve, tutti i giorni, e
di leggere un cartello che reca la scritta:
“Si
prega di chiudere gli occhi.”
Alla pressione dei suoi pari perché abbandoni,
viene, dunque, ad aggiungersi una pressione interna più forte, in quanto il suo
ateismo non gli impedisce di essere, profondamente, impregnato di quella
cultura biblica, che sacralizza il padre e promette un castigo terribile a chi
gli manchi di rispetto.
“L’occhio
che guarda con scherno il padre e disprezza l’obbedienza alla madre sia cavato
dai corvi della valle e divorato dagli aquilotti.”
Proverbi
XXX, 17
Se si fosse rifiutato di chiudere gli occhi sugli
errori di suo padre, i corvi e gli aquilotti si sarebbero incaricati di
renderlo cieco, cieco per sempre, cieco come Edipo…
Johann
Heinrich Füssli [1741-1825] - La morte di Edipo [1784]
Indipendentemente dal suo lato sovversivo per la
società dell’epoca, la tesi aveva di che disturbare non solo la minoranza degli
adulti pervertiti, ma anche i genitori più rispettosi, che avevano una
difficoltà estrema a concepire – proiezione obbliga – che padri potessero volgere
sul proprio figlio uno sguardo a tal punto diverso dal loro e compiere atti
così mostruosi.
Occorrerà un secolo e la lotta accanita delle
femministe perché si chieda, a gran voce, di prendere sul serio le vittime,
anziché internarle in ospedali psichiatrici o lobotomizzarle, quando persistano
nell’accusare il proprio genitore, “un uomo talmente al di sopra di
ogni sospetto!”.
Il 21 settembre 1897, Freud scrive a Fliess una
lettera decisiva, in cui espone gli argomenti che lo inducono a rinunciare alla
sua neurotica.
“La
sorpresa di constatare che, in ciascuno dei casi, si doveva accusare il padre
[compreso il mio] di perversione.”
Fino a
oggi, quante parole di bambini e di adolescenti, ma anche di donne, sono
restate inascoltabili per le autorità,
gli uomini, perché, sulle orme di Freud, si è, a lungo, preferito pensare che
gli abusi appartenessero al mondo del fantasma piuttosto che a quello della
realtà?
Se a
nulla serve portare la critica su questa sordità, sembra venuto, ora, il tempo
di comprendere perché nella psicanalisi, il passaggio all’atto pedofilo sembra,
ancora, marcato dal sigillo di “impensabile”, mentre è esibito,
quotidianamente, e, sempre drammaticamente, nelle cronache dei giornali, voraci
di trasgressioni.
Se un bambino di quattro o cinque anni dice:
“Quando
sarò grande e il papà sarà morto, sposerò la mamma!”
o anche se una bambina mette il rossetto della
mamma, prende la sua borsa, indossa le sue scarpe e domanda al papà se gli
piaccia, si ha la tendenza a riderne gentilmente. Le idee della psicanalisi
freudiana hanno fatto un tale cammino, che non si rimprovera più i bambini per
questo, né si minaccia di tagliare loro il pispolino, se vengono sorpresi a “giocarci”
nel letto o sotto il tavolo.
Ciò che prima indignava, oggi, fa sorridere.
Il bambino di oggi non ha che un solo dovere, una
sola causa e una sola finalità: essere felice. E poiché si pensa che la
felicità sia nell’avere e non nel dovere, gli viene dato tutto senza esigere
nulla in cambio.
E tuttavia!
Io mi domando, sovente, se questo comportamento non
sia l’espressione di genitori colpevoli di aver condannato a morte il proprio
bambino, mettendolo al mondo. Poiché si vuole essere perdonati, si crea, così,
una relazione boia-vittima, in cui il bambino ha tutti i diritti e il genitore
tutti i doveri.
E ci si stupisce che, a venti anni, non sia felice
e resti adolescente, perfino, passati i trenta, i quaranta e anche i cinquanta!
Che il primo partner,
nella vita di ognuno, sia il genitore di sesso complementare è un processo
normale, che noi dobbiamo accettare di vivere serenamente.
Gustave
Moreau [1826-1898] - Edipo
e la Sfinge [1864]
Ogni teoria complessa a vocazione totalizzante è
suscettibile di funzionare come un cavallo di Troia dell’errore. Più la teoria
è geniale, più gli errori che vi si annidano, rischiano di passare inosservati
e pesare severamente. Quando si è abbagliati, la vista si annebbia. Abbagliati
dalle affascinanti scoperte di Freud, noi corriamo il rischio di non essere
attenti a riconoscere ciò che non è scoperta, ma discutibile invenzione.
Freud ha scoperto il transfert, ma non ha fatto che inventare l’Edipo.
Giorgio de Chirico
[1888-1978] - Edipo e la Sfinge [1968]
Sono pronta a riconoscere che occorra più
intelligenza per costruire, partendo dal nulla, che per trovare ciò che esiste.
E che occorra un genio eccezionale per riuscire a far accettare, come
universalmente vero, da una porzione importante del mondo colto, ciò che, in un
primo tempo, non era che il fantasma di un uomo sofferente.
Per percepire l’importanza di un tale problema, è
necessario prendere in conto le questioni che si poneva come medico, come
malato [“liquidare la mia isteria”] e tutte le pressioni che gli venivano da quella
società del XIX secolo, profondamente patriarcale.
Incesto con stupro, atti incestuosi, ma senza
realizzazione totale, fesse déculottée,
corpo a corpo imposto, camuffato in gioco, fantasma accettato o pesantemente colpevolizzato,
rifiuto rigido di ogni tenerezza per timore di non controllare la pulsione
sessuale vietata…
La tentazione dell’incesto esiste, probabilmente,
in molti adulti, anche se è contenuta o inibita.
Franz von Stuck [1863-1928] - Il
bacio della Sfinge [1895]
Quanto al bambino, per la soddisfazione dei propri
bisogni affettivi come di quelli più chiaramente organici, è, totalmente,
dipendente dall’adulto, non solo per la sua debolezza fisica, ma anche per la
sua totale “ignoranza”.
Di fronte a questa debolezza infinita, il potere
dell’adulto è illimitato.
Può dare, non dare, servirsi del bambino per il
proprio bisogno, pervertirlo o, semplicemente, innestare la confusione, abbattere
i limiti del permesso e del vietato…
Alberto Savinio [1891-1952]
- Edipo e Antigone [1928]
Nei primi anni, i più decisivi, è l’adulto e lui
soltanto che fornisce i codici: come il bambino potrebbe intuire che il gesto
del padre-Dio sia vietato, che non sia un gesto paterno, ma una violenza grave,
che non esprima l’amore-dono, ma la confisca-distruzione…
Femmina o maschio, il bambino adora acciambellarsi
contro il corpo caldo e rassicurante della mamma.
Femmina o maschio, il bambino ha un insaziabile
bisogno di tenerezza, di contatto, di attenzione, di dolcezza, di
riconoscimento, di sicurezza…
E lo esprime senza sotterfugi, senza maschere,
senza riserve, perché è in totale innocenza…
Lo esprime con il suo corpo, in quanto non conosce
ancora altro linguaggio.
Il suo sogno è di avere la sua mamma in esclusiva,
notte e giorno e per sempre.
Vuole dormire con la sua mamma.
È talmente più piacevole che ritrovarsi tutto solo
nel buio della propria camera!
Questo bisogno di confiscare la madre, eliminando
tutti i rivali – il padre, ma anche i fratelli e le sorelle –, non ha niente a
che vedere con il desiderio sessuale.
Questo bisogno di calore, di attenzione, di contatto
cerca di soddisfarsi anche attraverso persone diverse dalla madre e, in primo luogo, il padre.
Il genitore accoglie queste domande infantili partendo
dalla propria affettività: bisogno di essere amato, preferenze eventuali e,
talvolta, ahimé, tentazioni incestuose.
Se è stato, lui stesso, vittima di atti incestuosi,
può leggere questo abbandono, questa spontaneità del proprio bambino, come un invito
erotico…
Il candore del bambino fornisce lo schermo di tutte
le proiezioni.
La teoria freudiana sull’Edipo costituisce un
magnifico esempio di proiezione, nel senso freudiano del termine:
“Io
attribuisco all’altro ciò che io rifiuto di vedere in me.”
Quando Freud afferma che vi è, in ogni bambino, una
perversità polimorfa e un desiderio di possesso sessuale del genitore dell’altro
sesso, pensa di fare opera scientifica, mentre ci parla, semplicemente, di ciò
che ha subito, un tempo, mascherato in modo da mettere i padri fuori causa.
Si tratta di far portare al bambino il peso dell’incesto
eventuale, dal quale l’adulto si troverà, allo stesso tempo, scaricato.
Un tale discorso non avrebbe, evidentemente, avuto
alcun uditorio se non vi fossero ovunque, in ogni strato della popolazione, individui
che hanno dovuto subire, molto presto, la seduzione da parte di adulti e che hanno
“dimenticato” il gesto dell’altro, mentre il loro corpo ne è restato,
prematuramente, erotizzato, la loro personalità, definitivamente, disturbata,
orientata sessualmente dalla scelta fatta da altri.
Le teorie psicoanalitiche sono, da molto tempo, a
disposizione del grande pubblico, quale impatto hanno quando sono recepite da soggetti
divenuti, a seguito di una “seduzione”, perversi e polimorfi, poi, padri di
famiglia?
Daniela Zini
Copyright © 24 ottobre 2012 ADZ
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